I miracoli di Gesù

(115)

Gesù guarisce Giuseppe dal male all'orecchio nella casa di Anania (418.4 - 418.5)

"La pace a te, Anania!"
"Maestro! Ma ...da quando lì? Perchè non chiamare, non farti aprire?!"
"Da poco. Non volevo disturbare nessuno... Come sta Giuseppe?"
"Sai?... Male sta. Gli esce materia dall'orecchia e soffre molto nel capo. Io credo che morirà. Ossia: credevo. Ora ci sei Tu e credo che guarirà. Uscivo a cercare delle erbe per degli impiastri..."
"I compagni di Giuseppe sono qui?"
"In due. Gli altri sono andati avanti. Qui è Salomon e Elia."
"Vi hanno dato noia i farisei?"
"Appena partito Tu. Poi più. Volevano sapere dove eri andato. Ho detto: <Da mia nuora a Masada>. Ho fatto male?"
"Hai fatto bene."
"E... ci sei proprio stato?" Il vecchio è trepidante.
"Sì. Sta bene."
"Ma.. non ti ha ascoltato?..."
"No. Occorre pregare molto per lei."
"E per i piccoli figli... Che li allevi al Signore..." dice il vecchio, e due lacrimoni scendono a dire ciò che egli tace. Termina: "Li hai visti?"
"Uno posso dire d'averlo visto.. Gli altri li ho intravisti. Stanno tutti bene."
"Offro a Dio rinuncia e perdono... Però... è tanto amaro dire: non li vedrò più"
"Vedrai presto tuo figlio e con lui sarai in pace in Cielo."
"Grazie, Signore. Entra..."
"Sì. Andiamo subito dal ferito. Dove è?"
"Sul letto migliore."
Entrano nell'orto ben ordinato e da questo nella cucina e dalla cucina nella cameretta. Gesù si china sul malato che dorme gemendo. Si china, si china... e gli alita sull'orecchio avvolto in filacce già piene di pus. Si rialza. Arretra senza rumore.
"Non lo desti?" chiede sottovoce il vecchio.
"No. Lascialo dormire. Non ha più dolore. Si ristorerà. Andiamo dagli altri." Gesù accosta senza rumore la porta e passa nel camerone dove sono i lettucci acquistati l'altra volta. I due discepoli, stanchi, dormono ancora.
"Vegliano sino a mattutino. Io da mattutino a sera. Sono stanchi, perciò. Sono tanto buoni."
I due devono dormire a orecchi aperti perchè si destano subito: "Maestro! Il nostro Maestro! In tempo venisti! Giuseppe è..."
"Guarito. Ho già fatto. Dorme e non sa. Ma non ha più nulla. Non dovrà che mondarsi dal marciume e sarà sano come avanti."
(.....)
Dall'altra stanza la voce di Giuseppe chiama: "Anania! Elia! Salomon! Ma io sono guarito!" e l'uomo appare ricoperto solo della tunica corta, smagrito, ancora pallido, ma senza sofferenza. Vede Gesù e dice: "Ah! Tu fosti, Maestro mio!" e corre a baciargli i piedi.